Prove di regime? di Luigi Piga

Il 15 ottobre scorso è stata una giornata molto tesa per la politica italiana e non solo, alla luce degli scontri di Roma tra gruppi di anarchici e forze dell’ordine. Le immagini degli scontri le abbiamo viste tutte e le ha viste tutto il mondo, quindi in questo articolo mi occuperò di altro. La maggior parte delle persone hanno dato vita ad una manifestazione di protesta e contestazione in modo pacifico, nonostante l’indignazione e la frustazione nel vedere un governo immobile e, più in generale, un sistema paese politicamente marcioAll’indomani degli scontri si parla di terrorismo urbano e si pensa a misure speciali, simili, molto simili, a quelle contenute nella Legge Reale del 1975, varata nel pieno degli anni di piombo al fine di ristabilire “l’ordine” e combattere il terrorismo.
Una bella Legge Reale “bis”, stranamente simpatica a esponenti di partiti generalmente opposti, Di Pietro e Maroni, nonostante i passi indietro nei giorni seguenti.
Ai manifestanti si chiede, giustamente, moderazione e rispetto per l’ordine pubblico, il non ricorso alla violenza, rispetto del bene pubblico.
Una legge che, come illustrato dal Ministro Maroni, prevederebbe tra le altre cose, possibilità di fermo preventivo in deroga all’art.13, co.3, della Costituzione e garanzie patrimoniali che gli organizzatori di cortei devono prestare per far fronte ad eventuali danneggiamenti in occasione del corteo. Questo punto è proprio una non risoluzione del problema. Si sta ammettendo implicitamente che chi ha organizzato la manifestazione pacifica abbia spalleggiato la parte minoritaria eversiva. Se avessimo una legge simile le cose non cambierebbero. Ci sarebbero gli infiltrati, i danni, i feriti, magari i morti, e la garanzia patrimoniale data dagli incolpevoli organizzatori della manifestazione pacifica verrebbe riscossa senza aver, in conclusione, migliorato un bel nulla nel risultato finale. Possono aver interesse degli eversivi a non far danni se le conseguenze economiche immediate non sono a loro carico?
Per quanto riguarda il fermo preventivo io, personalmente, ne diffido. Non perchè non possa essere uno strumento preventivo ma perchè presta il fianco ad abusi in modo del tutto sottovalutato.
Il Ministro Maroni e il Ministro La Russa forse scordano i vari abusi e morti in caserme in seguito a fermi di polizia per motivi che, in confronto a devastazioni e guerriglie con le forze dell’ordine, sono nettamente meno gravi. Forse abbiamo scordato troppo facilmente i fatti della scuola Diaz e la caserma di Bolzaneto.
Ritengo che se parliamo di uno stato democratico e sviluppato come tutti vogliamo sia l’Italia, non possiamo cadere nel tranello dettato dall’onda emotiva del “per colpa di pochi poi ne piangono tutti”. No. Il compito di uno Stato è proprio quello di distinguere da situazioni e situazioni, affrontando questioni complete e controverse, senza lasciarsi andare a scelte sbrigative.
Così facendo, nel vedere simili proposte, si continua a mortificare la parte migliore di questo paese che ha sempre manifestato il proprio dissenso e partecipato ai cortei in modo pacifico. Al massimo creando un interruzione del traffico, una moderata disubbidienza civile.
E questo, oltre che ingiusto, è un rischio, perchè si finisce con incentivare l’esasperato ma pacifico a fare il salto della barricata, ad osare quel qualcosa in più.
Non è una minaccia. Io personalmente non ho mai messo in atto nè singolarmente nè in gruppo atti vandalici o di eversione. Eppure nell’ultimo anno ne ho sentite di tutti i colori. Ho visto i cosidetti moderati essere tutt’altro che moderati.
Partiamo da ieri. La questura ha dato il permesso affinchè la Fiom potesse manifestare contro la Fiat e il Governo. Ripeto: il permesso.
L’art. 17 della nostra Costituzione dice:
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Eppure sento nei nostri tg che la questura ha concesso il permesso, che vi è stato un compromesso.
Sento una persona tutta d’un pezzo come Landini abbassarsi ad elemosinare il diritto a manifestare alzando la voce minacciando che se non verrà concessa Piazza del Popolo, la occuperà.
Peccato che la manifestazione originale prevedeva un lungo corteo che è stato vietato dalla Questura.
Dove sono i comprovati motivi di sicurezza che secondo l’art. 17 sopra riportato possono giustificare una simile limitazione?
Ecco qual’è il pericolo di simili leggi. Si alza la tensione, si limitano i diritti, e si provoca.
C’è chi subisce, c’è chi perde la pazienza e allora lì vi sono gli estremi per reprimere ancora di più.
Non sono teorie complottistiche. É una strategia di paura che ai nostri politici piace, come vedremo in un esempio nella fine dell’articolo.
Per chi si comporta, giustamente, secondo delle regole, queste stesse regole gli si fanno via via più stringenti. Anzi, a ben vedere, si va proprio oltre le regole e nessuno dice nulla su queste limitazioni di libertà personali.
Vedo assuefazione. Sento persone che mi dicono “ovvio che per manifestare bisogna chiedere il permesso, o no?”. Le limitazioni di libertà si nutrono di ignoranza, e in questo paese vedo che ci si sazia piuttosto facilmente.
Benzina sul fuoco in questo anno se n’è gettata troppa.
Riportiamo qualche episodio, così un po’ in ordine sparso, per vedere l’incoerenza di chi richiama all’ordine e poi fomenta. Tralasciamo casi di ignoranza pura di una Santanchè che ritiene che la Casa Bianca si trovi a New York.
  • Sacconi. “Faccio un esempio un po’ blasfemo [per rispondere alla Cgil rispetto agli scenari apocalittici che ha dipinto ndr], vale quello che disse una suora in un convento del ‘600, dove entrarono dei briganti. Le violentarono tutte tranne una. Il Santo Uffizio la interrogò e le chiese: “Ma come mai non è stata violentata?”. Lei rispose: “Perché ho detto di no..”. Macabro e fuori luogo.
  • Brunetta. Convegno sull’innovazione tecnologica nelle PA. Dopo il suo monologo chiede se qualcuno voglia intervenire. Educatamente due ragazze precarie prendono parola per contestarlo. A quel punto impazzisce, esclama la ormai famosa frase “Siete la peggiore Italia, con voi non parlo“. Un momento di nervosismo può capitare a tutti.
    Due giorni dopo viene intervistato da Il Fatto Quotidiano e rincara: “Non mi scuso, mi avevano predisposto un agguato“. Povera stellina. E poi: “Sono prodotti [i dati sulla disoccupazione ndr] dalla Cgil quindi non sono veri per definizione” .
    Regole statistiche creative quelle del Ministro.
  • Stracquadanio. Nei giorni successivi alle sconfitte del Pdl e Lega nelle elezioni amministrative e referendarie si pronuncia così sulla sconfitta maturata, a detta di molti, da uno scarso uso dei nuovi mezzi di comunicazione, su tutti Internet, da parte dell’elettorato di centro-destra e dei suoi candidati: “Sono un esercito che, arrivato a casa, non fa un cazzo. Perché su internet noi non vinciamo? Scusate ragazzi, hanno un esercito che alle due del pomeriggio va a casa e non fa un cazzo. E’ un esercito di quattro milioni di persone che già all’impiego pubblico secondo me, non voglio dire niente sennò il mio amico Brunetta si incazza, là già smanettano di politica e non di pratiche pubbliche. Ma supponiamo che facciano il loro lavoro, tornano a casa alle due e fino alle dieci di sera, hai voglia del casino che monto anche io se sto tutto il giorno dietro la tastiera.
    Infatti è statisticamente provato che nella PA ci siano più persone comuniste eversive che persone schierate con un moderatissimo e stakanovista centro-destra. Mancava “comunista che mangia i bambini” e “non ci sono più le mezze stagioni” e l’elenco dei luoghi comuni era completo.
    Ci scusiamo con l’onerevolissimo perchè ci documentiamo e confrontiamo principalmente on-line e non attraverso il (ricchissimo di contenuti) Tg 1.
  • Berlusconi. Lo scorso novembre manifestazione generale a livello nazionale per protesta contro la Legge Gelmini. Studenti, docenti, ricercatori, genitori con figli, sindacati. Milioni di persone in tutta Italia. A Pisa e in qualche altra università si sono occupati i tetti per sdrotolare degli striscioni di protesta e alcune piazze per fare dei comizi. A Firenze e Roma alcuni tafferugli vi sono stati, ovviamente non della portata di quelli dello scorso 15 ottobre.
    Io manifestai a Modena, senza bisogno di occupare un bel nulla visto che Piazza della Ghirlandina era colma di studenti e docenti e non ci fu bisogno di chiedere nessuna autorizzazione o permesso. Semplicemente perchè la legge non lo richiede. Al mio ritorno a casa il nostro Premier annuncia: “I veri studenti sono a casa a studiare, quelli sono fuori corso o dei centri sociali “. Amen.
  • Infine, Berlusconi intercettato con Lavitola.
    Hai visto la Corte costituzionale, ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri, ho solo bisogno di tutela. Parliamoci chiaro: la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo, il parlamento non conta un cazzo. Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi a Repubblica ai giornali di sinistra alla stampa estera…”
    “tu capisci che siamo in una situazione per cui io o lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo una rivoluzione , ma una rivoluzione vera: portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica e cose del genere. Non ci sono alternative.”
Questa è eversione. Questi sono attentati alla democrazia. Forse ancora non ci si rende conto quanto sia grave un’affermazione simile. Un Premier che palesa l’idea di mettere i suoi cittadini, non oso pensare come lo farebbe anche se immagino, contro la magistratura e contro una testata giornalistica.
Caos totale. Motivi che a quel punto autorizzerebbero misure molto più pesanti di un fermo preventivo. Si chiama stato di polizia il passaggio successivo ad una situazione simile.
Vi ricorda qualcosa l’attacco al potere giudiziario e alla libertà di stampa?
Luigi Piga

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